Anna Titova e Dmitry Titov
Rusia
Anna:
La gioia è la mia emozione predominante, il modo in cui vivo la vita, è il "la" della mia vita. Quando sono felice, tutto intorno a me mi rende felice; non appena sento che questa sensazione sta per svanire, sento che devo richiamarla a me.
Ho anche la "gioia per la tristezza", mi spiego meglio: sono felice di poter provare la tristezza, d'essere nervosa, spaventata, probabilmente è qualcosa che mi porto dietro dall'infanzia. Sono stata così da sempre. Sento di avere una sorta di "responsabilità globale" verso l'umanità. Se mi considero come parte di una società, mi sento responsabile verso di essa; per esempio, a volte decido che è mia responsabilità di sorridere a Mosca. Questa è la missione di oggi: andare per la strada e sorridere, se non io, chi altri? È qualcosa di viscerale, sento di dover essere felice! Se consideri la vita come un dono, allora siine felice e goditela! Tutto il resto non conta.
Dimitri:
Un giorno mio padre ed io eravamo nell'apiario. Una notte autunnale, color indaco, con un incredibile numero di stelle. Ero in piedi, vicino alla recinzione e ricordo mio padre venire verso me; ricordo di avergli detto tante belle parole, tutte quelle che mi venivano in quel momento. Ci abbracciammo e stemmo così per lungo tempo; credo che piangemmo anche. Mi trasferii a San Pietroburgo e venti giorni dopo, lui morì in un incendio.
Durante il volo da San Pietroburgo a Saratov chiesi all'assistente di volo di portarmi un bicchiere di vodka; viaggiavo in prima classe, si poteva. Ricordo che un prete era seduto di fianco a me. Immaginai che, siccome stavo attraversando il cielo, anche mio padre si trovava lì e mi stava guardando. All'improvviso pensai: "come vorrebbe vedermi adesso? Afflitto dal dolore, in lacrime per il lutto e disperato? – Certo che no!" e così restituii il bicchiere di vodka all'assistente.